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10 Palme d’Oro dal catalogo CG Entertainment

Ci siamo! Il Cannes Film Festival ha aperto anche quest’anno i battenti (17 -28 Maggio) e noi di CG Entertainment vi proponiamo la selezione di 10 film dal nostro catalogo che, negli anni passati, si sono aggiudicati il premio più ambito, il Leone d’Oro. Sono 10 pellicole molto diverse tra loro (che qui vi proponiamo in ordine cronologico) ognuna con una propria storia ed una propria identità, ma hanno una cosa in comune su cui è impossibile discutere: sono 10 grandi capolavori della storia del cinema.

Quando volano le cicogne di Michail K.Kalatozov  – 11° Cannes Film Festival 1958

Dovremmo dire Quando volano le gru, in realtà, perché il titolo di questo capolavoro diretto dal georgiano Mikhail Kalatozishvili (conosciuto col nome russo Michail Kalatozov) è il risultato di un clamoroso errore di traduzione, camuffato anche in fase di doppiaggio: il bellissimo incipit del film, in cui due innamorati scherzano mentre tornano a casa, e la ragazza, guardando in cielo le gru che portano la primavera, si lascia bagnare dal camion della pulizia delle strade, lo dimostra chiaramente. Ma errori di traduzione a parte, questo film di Kalatozov che parla di amore, guerra e speranze disattese, segna un grande punto di svolta nella cinematografia russa, essendo lontano anni luce dai film incoraggiati dall’URSS per rappresentare al mondo se stessa e molto vicino agli stilemi della Nouvelle Vague francese, che ancora, nel 1957, deve fiorire. Al Festival di Cannes del 1958 Quando volano le cicogne si conquista la Palma d’Oro battendo nomi illustri come Ingmar Bergman ed il suo Alle soglie della vita, prediletto da una giuria presieduta dallo scrittore Marcel Achard e composta, tra gli altri, da Vajda e Zavattini.

 

La dolce vita di Federico Fellini –  13° Cannes Film Festival 1960

E’ il 20 Maggio 1960: al Festival Internazionale del Cinema di Cannes Federico Fellini vince la Palma d’Oro per La dolce vita. La pellicola, che batte ogni record di incassi e diventa un caso nazionale, arriva a Cannes dopo l’uscita in sala, tra le polemiche sollevate da una parte della critica che definisce i protagonisti, Anita Ekberg e Marcello Mastroianni, due irredimibili peccatori.  Ma gli strali della stampa conservatrice (l’Osservatore Romano attacca il film con un articolo intitolato “Basta!” dove si sottolinea che il film è un incentivo al vizio) non serviranno a bloccare l’enorme successo de La dolce vita  che rimarrà un capolavoro riconosciuto in maniera unanime nella storia del cinema.  Così ricorda Fellini dell’immagine dalla quale è scaturita l’idea del film:   “Una mattina di sole, in via Veneto, vedo questa figurina così, ritagliata di donna, che può aver fatto scattare tutta una serie di sensazioni che avevano a che fare con la Roma aristocratica, la frequentazione degli ambienti dove si svolgono i rituali cinematografici, l’Hotel Excelsior, il Grand Hotel, gli americani.”

Il Gattopardo di Luchino Visconti – 16° Cannes Film Festival 1963

Il Gattopardo ha festeggiato nel 2013 i 50 anni dal Leone d’Oro come miglior film in concorso al Cannes Film Festival del 1963. Opera fondamentale all’interno del percorso artistico di un regista già maturo, che ha indicato infatti come propria aspirazione il raggiungimento di una sintesi tra il Mastro-don Gesualdo di Giovanni Verga e la Recherche di Marcel Proust, Il Gattopardo approdò al cinema dopo lunghi e sfinenti 15 mesi di lavorazione. L’investimento richiesto per la realizzazione di questo colossal italiano (quasi 3 miliardi di lire) si rivelò ben presto troppo alto rispetto a quanto preventivato dalla Titanus, che, complice anche il flop al botteghino di Sodoma e Gomorra di Robert Aldrich dovette sospendere le sue attività. Per sapere di più su questo e sulla avventurosa storia di una delle case di produzioni più importanti del nostro cinema, potete vedere il documentario di Giuseppe Tornatore L’ultimo Gattopardo, incentrato sulla figura di Goffredo Lombardo, che trovate nell’edizione speciale Mustang Entertainment de Il Gattopardo DVD e Blu-Ray.

La classe operaia va in paradiso di Elio Petri – 25° Cannes Film Festival 1972

Il 1972 è stato un anno glorioso per il Cannes Film Festival, giunto alla sua 25° Edizione. In concorso perle come Images di Robert Altman (Premio a Susanne York come miglior attrice protagonista),  Mattatoio 5 di George Roy Hil (Premio della giuria), Mimì metallurgico ferito nell’onore di Lina Wertmuller, Solaris di Andrej Tarkovskij (che si conquista comunque il Grand Prix Speciale della Giuria). La giuria, presieduta da un degno rappresentante del cinema impegnato come Joseph Losey ( e della quale faceva parte anche Milos Forman) è combattuta e alla fine decide per un ex equo: La classe operaia va in paradiso di Elio Petri, con Gian Maria Volontè e Mariangela Melato, vince la Palma d’Oro insieme ad un altro capolavoro del cinema di impegno civile italiano, Il caso Mattei di Francesco Rosi.  Per Petri il premio arriva dopo l’Oscar ad Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto e serve in qualche modo a zittire l’ondata di polemiche che anche questo film ha suscitato da più parti. Si racconta che Jean-Marie Straub, in sala al momento dell’uscita, si alzò in piedi ed ordinò che tutte le copie venissero bruciate seduta stante. Ricorda lo stesso Petri: « Con il mio film sono stati polemici tutti, sindacalisti, studenti di sinistra, intellettuali, dirigenti comunisti, maoisti. Ciascuno avrebbe voluto un’opera che sostenesse le proprie ragioni: invece questo è un film sulla classe operaia »

 

L’albero degli zoccoli di Ermanno Olmi – 31° Cannes Film Festival 1978

Secondo Morando Morandini L’albero degli zoccoli “è il più grande film italiano degli anni ’70, e l’unico, forse, in cui si ritrovano i grandi temi virgiliani: labor, pietas, fatum.” Il film fu incoronato con la Palma all’unanimità da una giuria presieduta da Alan J. Pakula, battendo altri nomi illustri come Fassbinder (in concorso con Despair) e il compatriota Marco Ferreri ed il suo Ciao Maschio (che si è conquistato comunque il Gran Premio della Giuria).  Olmi, che tratteggia con questo film un ritratto unico di un mondo oramai perduto, quello contadino, racconta di essersi ispirato fedelmente ai racconti di sua nonna: “Il padrone, allora, era padrone in senso assoluto. Mia nonna mi raccontò l’episodio del furto dell’albero, capitò esattamente nella cascina dove lei era bambina, a Treviglio. Erano tutti racconti che avevo udito da mia nonna, ma anche dalle persone che partecipavano ai filò [lavori di gruppo eseguiti la sera], le chiacchiere o di stalla o di sottoportico, racconti dove ognuno doveva trovare la propria morale e quindi elaborare la propria cultura”. 

 

La ballata di Narayama di Shohei Imamura – 36° Cannes film Festival 1983

Nel 1983 una giuria presieduta dallo scrittore William Styron affida la Palma d’Oro al giapponese Shohei Imamura per il suo La ballata di Narayama. Il film, realizzato nell’arco di un anno e mezzo in uno sperduto villaggio tra le montagne del Giappone, racconta la storia di un drammatico rituale: i figli che abbandonano i genitori anziani sul monte Narayama lasciandoli morire per evitare di dover sfamare un’altra bocca. Imamura ci propone un affresco sul rapporto uomo/natura, messo in scena con profondo realismo, molto diverso dalla precedente versione della leggenda, tratta sempre da un romanzo di Fukazawa, portata sullo schermo 25 anni prima da Keinosuke Kinoshita. La 70° Edizione del Festival ha messo in programma la proiezione della versione restaurata del film in 4K nella sezione Cannes Classics.

 

Underground di Emir Kusturica – 48° Cannes Film Festival 1995

La 48° Edizione del Festival di Cannes ha visto trionfare il regista jugoslavo naturalizzato serbo Emir Kusturica, che aveva già conquistato la Palma d’Oro 10 anni prima con il film Papà…è in viaggio d’affari. A presiedere la giuria che lo ha premiato c’era Jeanne Moreau. Kusturica ha scalzato Theo Angelopuolos con Lo sguardo di Ulisse ( vincitore del Gran Premio Speciale della Giuria) e Mathieu Kassovitz con L’odio ( Premio per la regia) con questa favola, mix di commedia e dramma ambientata a Belgrado nel 1941, attualissima ancora oggi e piena di citazioni cinematografiche. Questo ha scritto del film Tullio Kezich: “ Da questo film senza tregua si esce […] con il cuore che batte furiosamente a significare, contro ogni evidenza geopolitica, che anche per la ex Jugoslavia finché c’è vita c’è speranza.”

 

La classe di Laurent Cantet – 61° Cannes Film Festival 2008

Titolo originale Entre les murs. Laurent Cantet nel 2008 si aggiudica una Palma d’Oro che non andava ad un film francese da ben 21 anni (da quando lo aveva ricevuto Maurice Pialat per Sous le soleil).  Lo coronano d’alloro una giuria presieduta da Sean Penn l’anno in cui Gomorra di Sergio Garrone riceve il Gran Premio Speciale della giuria ed Il divo di Paolo Sorrentino il Premio della Giuria. Il film, tratto da un romanzo semi-autobiografico di Francois Bégaudeau, racconta l’esperienza di un insegnante alle prese con la difficile classe di una scuola media. Anche quest’anno Cantet è presente a Cannes con un film ambientato nel mondo della formazione: il suo L’atelier, nella sezione Un certain regard, torna ad indagare l’humus sociale della sua Francia. Ambientato a La Ciotat, racconta la storia di Antonie, iscritto ad un corso di scrittura creativa tenuto dalla famosa scrittrice Olivia, ma deciso ad opporsi allo spirito nostalgico che domina nel gruppo…

 

Amour di Michael Haneke – 65° Cannes Film Festival 2012

La 65° Edizione del Festival di Cannes vede trionfare il regista e sceneggiatore austriaco Michael Haneke con il suo Amour, incoronato da una giuria presieduta da Nanni Moretti che lo ha preferito a nomi quanto mai illustri come Abbas Kiarostami (in concorso con Qualcuno da amare) e Hong Sang-soo (in lizza con In another country). Già vincitore della Palma d’Oro per il suo Il nastro bianco nel 2009, con Amour Haneke affronta un tema quanto mai spinoso come l’amore al sopraggiungere della vecchiaia e della parziale perdita di coscienza, potendo contare sull’incredibile talento di due giganti del cinema francese, Jean-Louis Trintignant e Emmanuelle Riva, oltre che di Isabelle Huppert. Quest’ultima e Trintignant sono nel cast Happy End, in concorso nella 70°Edizione del Festival, un dramma ambientato in una ricca famiglia borghese che vive come in una bolla, separata dalla realtà, mentre nei campi migranti intorno a Calais padroneggia povertà e disperazione. Abbiamo dei buoni motivi per credere che sarà un altro capolavoro.

La vita di Adele di Abdellatif Kechiche – 66° Cannes Film Festival 2013

Una giuria presieduta da Steven Spielberg ha decretato vincitore della 66° Edizione del Cannes Film Festival La vita di Adele del regista tunisino naturalizzato francese Abdellatif Kechiche. Un’opera complessa, tratta dal romanzo a fumetti Il blu è un colore caldo di Julie Maroh, che ha messo a dura prova le due attrici protagoniste, la rivelazione Adèle Exarchopolous e Léa Seydoux, avvinte nel film in una folle storia di amore e passione, mostrata senza pudori tanto da scandalizzare più di uno spettatore. Come ha scritto Paolo Mereghetti: “Scava dentro la pelle delle persone e tira fuori quei lampi di sincerità che il cinema solitamente fatica a rendere sullo schermo.

 

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