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Un omaggio a Stefania Sandrelli

Stefania Sandrelli, volto ed animo leggiadro e brillante del nostro cinema, ha dichiarato, riguardo al traguardo raggiunto il 5 Giugno del 2016: “Ho 70 anni e sono felice e orgogliosa di esserci arrivata come sono. Come diceva Picasso, ci sono voluti tanti anni per diventare giovane.” (Dall ’intervista al Corriere della sera).  Noi, che la adoriamo, non possiamo che omaggiarla ripercorrendo con voi alcuni tratti salienti della sua carriera, iniziata alla tenera età di 16 anni, quando Mario Sequi la volle nel suo Gioventù di notte (1961).

Ma è sotto lo sguardo attento di Pietro Germi che la piccola Stefania spiccherà il volo: il regista coglie la freschezza del suo talento e la vuole sia in Divorzio all’italiana (1961) al fianco di Marcello Mastroianni che nel successivo Sedotta e abbandonata, (1964) entrambi ambientati nella gretta Sicilia del delitto e dell’onore, dove il suo volto puro ed il suo corpo stuzzicante conquistano la macchina da presa e gli spettatori.

Il 1965 è l’anno di un altro grande successo e di un capolavoro, Io la conoscevo bene. Nelle mani attente di un attento conoscitore del mondo femminile, Antonio Pietrangeli, Stefania Sandrelli brilla come un diamante grezzo: il personaggio di Adriana, ragazza di provincia giunta a Roma in cerca di successo ma costretta ad incassare solo delusioni è, ad oggi, uno dei più bei ritratti di donna mai portati sullo schermo del cinema italiano e mondiale.

A questo punto i titoli si susseguono: la Sandrelli è al fianco di Jean-Paul Belmondo in Un avventuriero a Tahiti di Jean Becker (1966), è diretta da tutti i grandi del periodo: Mario Monicelli (Brancaleone alle crociate, 1970), Bernardo Bertolucci (Partner, 1968; Il conformista, 1970), ancora da Germi, e poi da Lizzani, Comencini (Delitto d’amore, 1974), fino ad arrivare ad un’altra pellicola che l’ha consacrata nell’empireo del cinema italiano: C’eravamo tanto amati di Ettore Scola (1974), dove è Luciana, donna pluridesiderata dall’apparenza frivola che attraversa i decenni della disillusione rimanendo integra e pura, molto più dei tre protagonisti maschili.

Il suo talento è ormai rivelato, così come si sta rivelando anche la carica sensuale che emana la sua figura (si veda l’episodio L’ascensore di Quelle strane occasioni di Luigi Comencini (1976) o Sarò tutta per te di Mauro Bolognini nel film ad episodi Dove vai in vacanza? (1978).

A sdoganare una Sandrelli sexy ed irresistibile è Tinto Brass con il suo lavoro softcore più riuscito, La chiave (1984): seguiranno ruoli simili in Una donna allo specchio di Paolo Quaregna (1984), L’attenzione (1985) del compagno Giovanni Soldati e Mamma Ebe (1985) di Carlo Lizzani.  In parallelo, con l’avanzare dell’età, si moltiplicano anche i ruoli di madri ed amanti consapevoli di sé stesse e dei propri desideri. Per nominarne alcuni: Beatrice, moglie paziente e fedele ne La famiglia (1987) di Ettore Scola, la madre triste in Mignon è partita (1988) di Francesca Archibugi, la madre alla conquista di un proprio destino oltre la maternità in Evelina e i suoi figli (1990), tutti ruoli  che aprono la strada a molti dei personaggi che interpreterà in TV, nelle fiction Il maresciallo Rocca, Il bello delle donne e Io e mamma, dove recita al fianco della figlia Amanda (come anche in Christine Cristina, da lei stessa diretto, del 2009).

Uno dei suoi recenti ruoli più belli è quello che ci ha regalato Paolo Virzì volendola ne La prima cosa bella (2010), dove Stefania interpreta Anna oramai avanti con gli anni, malata ma sempre positiva, vitalissima, incredibilmente luminosa, come solo Stefania Sandrelli sa ed ha sempre saputo essere, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Ecco in regalo per voi due clip da due film significativi: Divorzio all’italiana e Quelle strane occasioni (episodio L’ascensore al fianco di Alberto Sordi).

 

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