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5 cose da sapere su La chiesa di Michele Soavi

E’ attiva la START UP! per realizzare l’Edizione Speciale, Limitata ed Autografata de La chiesa di Michele Soavi prodotto da Dario Argento, un CULT dell’horror nostrano che vogliamo proporvi in una veste preziosa, identica a quella di edizioni di grande successo come 4 mosche di velluto grigio e Opera di Dario Argento. Il crowdfunding è attivo fino al 24 Novembre: abbiamo bisogno di voi per raggiungere l’obbiettivo! Nel frattempo, ecco a voi 5 curiosità inedite sul film, collezionate grazie a Nocturno.

 

  1. SEQUEL? Inizialmente il titolo de La chiesa doveva essere Dèmoni 3, poiché doveva trattarsi del 2° sequel del CULT di Lamberto Bava del 1985, anch’esso prodotto da Dario Argento, Dèmoni. Il 1° sequel, e l’unico ufficiale,  venne realizzato dallo stesso Bava nel 1986 e porta il titolo Dèmoni 2. L’incubo ritorna. L’idea di girare Dèmoni 3 venne abbandonata da Bava perché aveva già degli impegni produttivi con Fininvest per la serie TV Alta tensione (il regista accusò Dardano Sacchetti di aver ritardato il lavoro sulla sceneggiatura volutamente).  Qui subentra Michele Soavi che cambiò il titolo e la scena iniziale.
  2. CONSULENZE La sceneggiatura venne fatta leggere ad un vero esorcista, Padre Corrado Balducci, per avere dei consigli tecnici specifici sul tema.
  3. LA VERA CHIESA La chiesa ungherese ripresa nel film (almeno gli esterni) è La Chiesa di Mattia che si trova nella piazza Szentháromság a Budapest. Si tratta di una cattedrale che risale al periodo compreso tra il 1255 ed il 1269 che venne appositamente sconsacrata per tutto il periodo delle riprese.
  4. RELAZIONI SENTIMENTALI Barbara Cupisti, la protagonista femminile del film, era all’epoca la compagna di Michele Soavi ed era già stata la protagonista del suo primo film, Deliria (1987). L’attrice aveva preso parte anche ad Opera di Dario Argento (film di cui Michele Soavi è stato aiuto-regista) nei panni della signora Albertini.
  5. ARMI L’attore Hugh Quarshie che interpreta nel film Padre Gus usa l’arco e le frecce perché Michele Soavi aveva l’ossessione per le armi e le inseriva in sceneggiatura in ogni suo film.

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