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Elio Piccon: anatomia di un documentarista

Elio Piccon è stato chiamato Elio da suo padre perché nato a Bordighera, “il paese del sole”, il 15 Gennaio del 1925. La sua passione per il cinema è precoce: a soli 17 anni inizia ad interessarsi alla fotografia e alle tecniche di ripresa, mentre già da molto prima di arrivare bene con la testa allo sportello del botteghino si accodava alle famiglie che la domenica si regalavano l’ambito svago in pellicola.  Nel 1943 frequenta il corso di Avviamento Ottica presso il Centro Sperimentale di Cinematografia,  e di lì a poco diventa assistente di Ubaldo Arata, grande direttore della fotografia del nostro cinema, celebre anche per aver curato le riprese del capolavoro Roma città aperta di Roberto Rossellini. Nel 1948 Piccon dirige il suo primo documentario dal titolo Magia del trucco. Seguono, nel 1949, Gas di città e Domani un altro giorno. Nel 1951-52 realizza un cortometraggio concepito insieme al critico Mario Verdone: un’opera incredibilmente innovativa, Tre tempi di cinema astratto, (proiettato venerdì 20 Maggio ore 18.30 alla Cineteca Nazionale) dove mette in sincronia immagini astratte con la musica di Roman Vlad: “Un documento che è valso a stabilire una data di nascita ufficiale del cinema astratto in Italia. […] Poema visuale fondato sulla fusione analogica di ritmi plastici musicali e di colore su un unico piano: lo schermo. Una pietra miliare del cinema d’avanguardia, opera di un giovanissimo Piccon.” (Catalogo del Festival del Cinema Documentario 2010).

Nel 1951 inizia a collaborare con la testata Mondo libero, dove sperimenta la tecnica del lungo fuoco, che gli consente di cogliere, senza invadenza, attori e contesti da filmare. Nel 1954 dirige per la Parva San Paolo Film Ho ritrovato mio figlio (giovedì 19 Maggio ore 20.45, Cineteca Nazionale), storia di due fratelli di borgata con Carlo Campanini ed Ennio Girolami.  Dimostrando di essere sempre in avanti con i tempi, nel 1961 dirige un film Circarama (tecnica progettata da Don Iwerks su incarico della Walt Disney Corporation  che utilizza la ripresa e proiezione filmica a 360°) prodotto per Fiat dalla Walt Disney, dal titolo Italia 1961: “Girato in Technicolor, offre rapide visioni di elevata qualità a 360 gradi di città, monumenti e immagini di moderno lavoro industriale. [… ] Per le riprese, la troupe capitanata dal regista Piccon  percorre più di 22.000 km attraverso l’Italia, dalle Alpi alla Sicilia e alla Sardegna, e all’estero, fino in Rhodesia per filmare la colossale diga di Kariba, progettata e realizzata dall’industria italiana.”

Il 1965, invece, è l’anno de L’antimiracolo (venerdì 19 Maggio, ore 19.30 alla Cineteca Nazionale di Roma, a seguire i Tagli di censura), un ritratto crudo senza concessioni dell’Italia che non ha vissuto il boom economico, che ha sofferto di tagli censori ed una distribuzione faticosa proprio a causa della sua vocazione non consolatoria. Unico film in concorso nella sezione documentari della XXVI Biennale di Venezia, L’antimiracolo  viene premiato con la targa Leone San Marco. Ambientato in un paese del Gargano, vicino alla Laguna di Lesina, documenta la vita della popolazione, impegnata prevalentemente nella pesca dell’anguilla ed in una lotta per la sopravvivenza che non fa sconti.  Racconta Natalia Piccon, figlia del regista: “Mio padre scrive nei suoi appunti quando nel 1963 andò da Cristaldi e gli disse: “Voglio girare nel Gargano”. Non aveva una sceneggiatura e nemmeno un soggetto. Cristaldi gli rispose: “Qui ci sono i soldi. Torna quando hai finito”. Prima di girare il film, […] papà ha vissuto tre mesi con la popolazione del Gargano, conducendo la stessa vita quotidiana di quella gente perché “solo così avrei compreso quel regime di esistenza contradditorio nel quale, il vecchio e il nuovo, ciò che muore e ciò che nasce caratterizzano l’oggi della società meridionale. Mi interessava lo scontro tra tradizione e innovazione…” […] Le riprese sono durate un anno nel quale papà con la macchina da presa sotto il braccio e senza una “troupe” gira 20 mila metri di pellicola. Determinante era la scelta di impiegare attori non professionisti e di conservare dialoghi originali. Per realizzare questo progetto utilizzò come attori i pescatori del lago di Lesina e obiettivi a lungo fuoco per non generare “timori” o “controllo” dovuti alla vicinanza della macchina da presa.”

Il film, a causa dei tagli censori che lo hanno reso incomprensibile in alcuni punti, non ha avuto una distribuzione vera e propria, essendo programmato solo in alcune sale nel mese di Agosto con al seguito una campagna stampa contraria. Piccon rimase molto amareggiato da questa esperienza e da allora collaborò con la San Paolo Film per cui realizzerà nel 1967 Fatima speranza del mondo, nel 1969 La scoperta e E voi chi dite io sia? nel 1977. La passione per il Gargano resta comunque un punto fermo per il regista che continua ad occuparsi di questa terra realizzando diversi cortometraggi; tra le opere più emblematiche Cavalli ciechi (1967), Il campo (1968), Statale 89 (1969), Checchella (1969), Aniello e NeletaRimorso (1970), gran parte dei quali verranno proiettati nella 2 giorni dedicata al regista alla Cineteca Nazionale venerdì 20 Maggio a partire dalle 18.30.  Nel 1972 Piccon sarà, non accreditato, il supervisore alla produzione del film per la televisione di Luigi Comencini Pinocchio, ma la sua attività nel cinema andrà sempre più diradandosi.

 

Qui sotto in esclusiva per voi una clip da L’antimiracolo.

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