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10 Leoni d’Oro nel catalogo CG Entertainment

La 74° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia apre i battenti ( dal 30 Agosto al 9 Settembre) e noi vi proponiamo 10 Leoni d’Oro dal catalogo CG Entertainment: 10 film che per motivi diversi si sono conquistati il cuore della giuria del Festival cinematografico più importante d’Italia.

1. Il generale della rovere di Roberto Rossellini (1959)

Nato da un’idea di Indro Montanelli (che dal soggetto del film trasse poi un libro omonimo, in parte autobiografico) Il generale della rovere è ispirato alla storia di un ufficiale realmente esistito (la cui famiglia querelò il produttore per diffamazione). La sceneggiatura del film nasce dalla penna dello stesso Montanelli con Rossellini, Sergio Amidei e Diego Fabbri e deve la gran parte del suo successo a Vittorio De Sica che veste i panni dell’ex ufficiale Bertone, il quale si finge badogliano per smascherare i partigiani, ma finisce per simpatizzare realmente con questi. Alla 20° Mostra Internazionale di Arte Cinematografica di Venezia il film di Rossellini ottiene il Leone d’Oro ex aequo con un altro capolavoro che riflette sulla nostra storia, La grande guerra di Mario Monicelli, soffiando il premio ad autori del calibro di Ingmar Bergman (il quale vinse il Leone d’Argento per Il volto). LA CURIOSITA’: Si tratta del primo film italiano in cui è stato utilizzato lo zoom, di cui Rossellini si servirà spesso in seguito, soprattutto nei suoi lavori per la televisione. Nel ruolo di aiuto-regista di questo film hanno lavorato due futuri autori: Ruggero Deodato e Tinto Brass.

 

2. L’anno scorso a Marienbad di Alain Resnais (1961)

Il film di Resnais, che ha come protagonisti Giorgio Albertazzi e Delphine Seyrig, è stato scritto da Alain Robbe-Grillet, massimo esponente e teorico del gruppo del Noveau roman, ed ispirato al romanzo L’invenzione di Morel dello scrittore argentino Adolfo Bioy Casares. Il regista Resnais, ispiratore teorico della Nouvelle Vague, imbastisce una raffinata riflessione sul tempo e la memoria che all’epoca scioccò il pubblico ed entusiasmò la critica. Il film di Resnais si è conquistato il Leone d’Oro alla 22° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia da una giuria presieduta da Filippo Sacchi, giornalista e critico cinematografico. LA CURIOSITA’: Nel film viene mostrato, con valenza simbolica, il “gioco dei fiammiferi”: si tratta della variante dell’antico Nim, che consiste nel disporre 16 fiammiferi in 4 file decrescenti. Ognuno dei due giocatori deve togliere dal tavolo un numero di fiammiferi a piacere, purché da un’unica fila. Vince chi riesce a giocare per ultimo, lasciando sul tavolo l’ultimo fiammifero dell’avversario. Questo gioco diventò di tendenza per un certo periodo, dopo l’uscita del film, nei salotti dell’alta borghesia.

 

3. Le mani sulla città di Francesco Rosi (1963)

Il più grande regista italiano di impegno civile, Francesco Rosi, si conquista il Leone d’Oro alla 24° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia con Le mani sulla città, una cruda ed efficace denuncia della corruzione e della speculazione edilizia italiana degli anni ’60 a Napoli. L’attore americano Rod Steiger (Fronte del porto, Il colosso d’argilla, Furia infernale etc..) veste i panni di Edoardo Nottola, costruttore edile e consigliere comunale nelle file della destra, impegnato nella sua rapace (e fruttuosa) ascesa al potere per interesse. “I personaggi e i fatti sono immaginari, ma autentica è la realtà che li produce.” dice la didascalia in testa al film. LA CURIOSITA’: Per il ruolo del consigliere dell’opposizione De Vita (PCI) Rosi utilizzò il sindacalista, poi senatore del PCI, Carlo Fermariello.

 

4. Deserto rosso di Michelangelo Antonioni (1964) 

Nel 1964 una giuria presieduta da Mario Soldati premia Deserto rosso di Michelangelo Antonioni lasciando a Pier Paolo Pasolini, in lizza con Il vangelo secondo Matteo, il Leone d’Argento. Si tratta del 9° lungometraggio del grande regista italiano, il primo a colori ed il primo a poter contare sulla sapiente fotografia di Carlo Della Palma ( i grigi ed i verdi della fabbrica, i rossi ed i neri degli interni). Su tutti la superba performance attoriale di Monica Vitti/Giuliana, simbolo del nuovo malessere borghese che andava, in quegli anni, prendendo coscienza di sé: «C’è qualcosa di terribile nella realtà, e io non so cosa sia. E nessuno me lo dice.» LA CURIOSITA’: Una frase divenuta famosa del film è l’espressione che usa la Vitti: “Mi fanno male i capelli”. Si tratta del verso di una poesia di Amelia Rosselli, estratto dal contesto ed inserito nei dialoghi per volere di Tonino Guerra, che prese parte alla scrittura della sceneggiatura.

 

5. La battaglia di Algeri di Gillo Pontecorvo (1966)

E’ il 1966 e la 27° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, con una giuria presieduta dallo scrittore Giorgio Bassani, premia con il Leone d’Oro La battaglia di Algeri, un’opera fondamentale che nel tempo ha acquisito il valore di rileggere con lucidità fatti storici cruciali come la guerra d’Algeria. Il film, girato con uno stile documentario ( macchina a mano, focali lunghe come usano i fotoreporter, che non possono avvicinarsi troppo all’oggetto della loro indagine)  si avvale per lo più di attori non professionisti, ad eccezione di Jean Martin. Scritto da Pontecorvo insieme a Franco Solinas, La battaglia di Algeri indaga le ragioni sia dei francesi che degli algerini gridando a gran voce solo una cosa: l’inutilità di ogni tipo di guerra. Per questo scontentò sia la destra che la sinistra, e la sua proiezione fu vietata in Francia fino al 1971. LA CURIOSITA’: Dagli anni ’60 agli anni ’80 in Argentina e nelle scuole militari americane il film di Gillo Pontecorvo veniva usato per l’addestramento alle tecniche antisovversive.

 

6. La leggenda del Santo bevitore di Ermanno Olmi (1988)

E’ con un presidente di giuria di un certo livello (Sergio Leone) che la 45° Edizione del Festival di Venezia incorona Ermanno Olmi con l’ambito Leone d’Oro (il film si aggiudica anche 4 David di Donatello). La leggenda del santo bevitore è basato sul racconto autobiografico di Joseph Roth ed è stato scritto dal regista insieme a Tullo Kezich: Rutger Hauger, a cui si deve il successo anche commerciale del film, veste i panni di Andreas Kartack, un senzatetto con problemi di alcolismo, che riceve da un misterioso benefattore 200 franchi, a patto di restituire il “prestito” alla chiesta di Santa Teresa di Lisieux. Il suo percorso sarà un cammino tortuoso fatto di rinascita e senso dell’onore, con uno sguardo al passato e la speranza per un futuro migliore, altrove. LA CURIOSITA’: Per la parte di protagonista era stato contattato Robert De Niro che non si dimostrò convinto del progetto.

 

7. Tre colori: Film Blu di Krzysztof Kieslowski (1993)

Il primo film della trilogia che il regista polacco ha dedicato ai tre colori della bandiera francese, e, di conseguenza, al motto della rivoluzione francese: Libertà, Uguaglianza, Fraternità (seguiranno Tre colori: Film bianco e Tre colori: Film rosso). Juliette Binoche interpreta Julie, una moglie e madre che si trova ad affrontare la morte del marito e della figlia di 7 anni in un incidente in auto. Kieslowski prosegue la riflessione laica sulla morale dopo Il Decalogo e si conquista il Leone d’Oro alla 50° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia ex aequo con America oggi di Robert Altman. LA CURIOSITA’: Il finale del film è stato omaggiato da Richard Kelly in una delle scene conclusive di Donnie Darko.

 

8. Still Life di Jia Zhang-ke (2006)

La giuria presieduta da Catherine Deneuve della 63° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2006 premia un film cinese sospeso e molto raffinato, una storia di perdite e di nuovi incontri familiari ambientata in uno spazio in bilico, la cittadina di Fengjie, uno dei luoghi destinati a scomparire a causa della realizzazione dalla diga delle Tre Gole, un enorme progetto del governo cinese che ha reso necessario lo smantellamento di molti centri urbani e l’evacuazione di più di un milione di persone. Quando il film è stato iniziato a girare, la  cittadina era già stata in parte  allagata ed evacuata: questo contribuisce a rendere la pellicola ancora più suggestiva e affascinante. LA CURIOSITA’: Nelle stesse zone Jia ha girato anche una parte del documentario, Dong.

 

9. Faust di Aleksandr Sokurov (2010)

Ultimo film della tetralogia sul tema del potere iniziata dal regista russo con Moloch (199) e proseguita con Toro (2000) e Sole (1005) Faust rilegge l’opera di Goethe introducendo non pochi elementi originali. Si conquista il Leone d’Oro alla 68° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia premiato da una giuria presieduta da Darren Aronofsky. Opera visivamente ed intellettualmente grandiosa, Faust è stato girato in varie location e castelli d’epoca, principalmente in Repubblica Ceca. LA CURIOSITA’: Il finale del film è ambientato in Islanda.

 

10. Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza di Roy Andersson (2014)

Nel 2014 la 71° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia presieduta dal compositore e musicista Alexandre Desplat, premia un film singolare quanto importante: Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza dello svedese Roy Andersson. Il film segue le vicende di due ambulanti che vendono prodotti bislacchi come finti denti di vampiro ed una strana maschera da anziano: le scene di cui sono protagonisti sono in realtà un pretesto per incontri e situazioni inaspettate che offrono un punto di vista inedito sulla società attuale. LA CURIOSITA’: Il titolo del film è un riferimento al quadro Cacciatori nella neve di Pieter Bruegel il Vecchio, il quale raffigura un paesaggio rurale invernale, con alcuni uccelli appollaiati sui rami degli alberi. Andersson disse che immaginò gli uccelli della scena guardare le persone sotto di loro ed immaginare cosa stessere facendo.

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