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Focus su Carlo Ludovico Bragaglia

Figlio del direttore della casa di produzione Cines, Francesco Bragaglia, e fratello di Anton Giulio, pittore, fotografo e regista, Carlo Ludovico Bragaglia (Frosinone, 1894) vanta un’attività come regista di cinema popolare variegata e prolifica, essendosi cimentato in quasi tutti i generi cinematografici esistenti e avendo lavorato con i più grandi attori italiani.

Bragaglia si avvicina al cinema attraverso la fotografia, divenendo presto uno dei più famosi ritrattisti di dive del cinema muto, mentre inizia a fare pratica della settima arte nell’azienda di famiglia Cines, sperimentando in tutti i campi: sarà fotografo di scena, montatore, sceneggiatore, documentarista oltre che esperto di effetti speciali.

Passa dietro la macchina da presa all’età di 40 anni dirigendo il surreale ed insolito O la borsa o la vita (1933), ancora oggi considerato uno dei suoi film migliori e sicuramente il più originale, dove un buffo personaggio (Sergio Toffolo), pentito di aver ingannato un amico, per farsi perdonare prova in tutti i modi a suicidarsi allo scopo di far riscuotere all’offeso la sua assicurazione sulla vita.

Dopo questa partenza sperimentale, la vasta produzione di Carlo Ludovico Bragaglia (64 film in 30 anni) si concentra soprattutto sul cinema popolare. Dirigerà melodrammi sentimentali (La forza brutaIl prigioniero di Santa Cruz) sentimentali e commedie del genere dei “telefoni bianchi” interpretate da grandi attori, come Pazza di gioia (1941) con Maria Denis e Vittorio De Sica e Violette nei capelli (1941) con Carla Del Poggio, Se io fossi onesto (1942) con Paolo Stoppa e Vittorio De Sica, La vita è bella (1943) con Maria Mercader e Anna Magnani, La primula bianca (1949) con Carlo Campanini. Molte le regie anche di trasposizioni teatrali (Non ti pago!, 1942, interpretato dai fratelli De Filippo al completo) e una miriade di commedie brillanti, dirigendo Totò in ben 8 pellicole (le più famose sono Totò le MokoTotò cerca moglie, e Le sei mogli di Barbablù, con Sophia Loren).

Dopo aver diretto Nino Manfredi in Caporale di giornata (1958), la sua carriera nel cinema si conclude negli anni ’60 con due farse comiche in costume (I quattro monaci e I quattro moschettieri) interpretate da Aldo Fabrizi. Bragaglia morirà alla longeva età di 104 anni, dopo aver dedicato gli ultimi anni della sua vita all’attività di poeta.

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