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Dario Fo, misterioso e un po’ buffo

Premio Nobel nel 1997 per l’imponente corpus drammaturgico che ha prodotto (quadi un centinaio di testi teatrali), Dario Fo è stato regista, scenografo, drammaturgo e impresario, ma anche attore cinematografico. E noi, visto che di cinema ci occupiamo, vogliamo fare un breve excursus sulla piccola carriera cinematografica del nostro.

Il primo approccio con il cinema Dario lo ha avuto a Roma, dove si trasferì subito dopo aver sposato Franca Rame nel 1954. Dal 1955 e al 1958 infatti, lavorò come soggettista per il cinema. Come comparsa o poco più Dario aveva esordito sul grande schermo con Alberto Lattuada, dove vestiva i panni di un tipografo in Scuola elementare, commedia indolore che racconta la Milano del boom economico. Nel 1956 arriveranno ruoli più impegnativi: ne Lo svitato di Carlo Lizzani Fo è il protagonista Achille, uno sfortunato fattorino in una redazione milanese, che tenta la carriera giornalistica per caso e viene coinvolto in una truffa più grande di lui dal maneggione Gigi (Leo Pisani), che finisce per portargli via anche la ragazza (Franca Rame). Nel 1957 Fo e la Rame lavorano entrambi in Rascel Fifì di Guido Leoni, un gangster-movie all’italiana ambientato in una New York posticcia: lei veste i panni della femme fatale Barbara, starlette di un Night, mentre Fo è il Pupo biondo, membro della band di Gionata (Gino Buzzanca).  Altra piccolissima partecipazione Fo la farà nel 1957 nella commedia leggera di Antonio Pietrangeli Souvenir d’Italie dove interpreta Carlino, la guida turistica eccentrica di un Castello nei pressi di Bologna.

Mentre è quasi irrilevante la sua partecipazione al film ispirato al Musichiere Domenica è sempre domenica di Camillo Mastrocinque (1958), in Follie d’estate (1963), film ad episodi di Carlo Infascelli ed Edoardo Anton Fo e la Rame interpretano il gangster e la pupa del gangster in uno dei racconti degli avventori del treno diretto al mare.  E’ il 1963 e d’ora in poi Dario Fo chiude con il cinema e si dedica con la moglie alla TV e al teatro socialmente impegnato e alla ricerca delle proprie radici padane (nel 1968 fondano il gruppo teatrale Nuova Scena, da cui nascerà il celebre Mistero buffo.)

Dario Fo torna al cinema solo nel 1989, sostenendo un progetto dell’amico scrittore Stefano Benni e Umberto Angelucci che porta sullo schermo il suo libro Comici spaventati guerrieri, ed interpreta il Professor Lucio Lucertola.  In seguito sarà la voce narrante del bellissimo La Freccia Azzura (1996) di Enzo D’Alò (regista de La gabbianella e il gatto) e di Johan Padan e la descoverta de le Americhe (2002), un film d’animazione tratto dall’opera omonima dello stesso Fo.

Continua la sua militanza politica anche al cinema partecipando nel ruolo di se stesso a Viva Zapatero! (2005), il documentario in cui Sabina Guzzanti ricostruisce le vicissitudini successive alla chiusura da parte della Rai del programma satirico Raiot – Armi di distrazione di massa e a Zero – Inchiesta sull’11 Settembre, scritto da Giulietto Chiesa che mette in dubbio la ricostruzione ufficiale della tragedia delle Torri Gemelle.

Dario Fo ha partecipato anche alle riprese di Sweet Democracy di Michele Diomà dedicato al tema della libertà di informazione e di espressione, che speriampo di poter vedere presto.

Qui sotto in regalo per voi due clip esclusive tratte da Rascel Fifì di Guido Leone e da Souvenir d’Italie di Antonio Pietrangeli!

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