Un `Apocalypse Now` d`archivio, che racconta spettri, fantasmi, orrori di un uomo, e di tutti gli uomini in guerra.
Siamo nel 1941: l`esercito fascista è alleato di quello nazista, la vittoria appare vicina. Il convoglio procede tra i canti e le speranze. La mente del soldato torna alla malinconia delle favole raccontategli dalla madre russa. A differenza di molti giovani commilitoni, lui ha già conosciuto la guerra, in Africa, e la teme. Il treno attraversa mezza Europa, avventurandosi nello sterminato territorio ucraino. All`arrivo dell`inverno l`entusiasmo cade sotto i colpi dei primi morti, del gelo e della neve. I desideri si fanno semplici: non più la vittoria, ma un letto caldo, del cibo, tornare a casa. L`immensa steppa spazzata dalla tormenta sembra popolata da fantasmi.
Il varco nasce dall’ambizioso proposito di Ferrone e Manzolini: costruire, forse per la prima volta, un film di finzione attraverso documenti audiovisivi pubblici e privati di origine disparata, fondendoli in un unico punto di vista soggettivo, con una voce narrante che è anche flusso di coscienza. Si inserisce così in un percorso artistico e produttivo che coinvolge i due registi, Kiné, l’Istituto Luce Cinecittà e Home Movies - Archivio Nazionale del film di famiglia. Un percorso che vede nella riscoperta e nella rielaborazione creativa dei filmati di repertorio uno strumento espressivo assolutamente originale per raccontare la storia d’Italia e non solo. Il film è plasmato sulle vite e i diari di un pugno di veri soldati (tra cui quelli di due giganti della nostra letteratura come Mario Rigoni Stern e Nuto Revelli) e scritto dai registi con Wu Ming 2.