Il cinema di René Laloux rappresenta un unicum nella storia della settima arte: un punto di intersezione tra la fantascienza speculativa, il surrealismo francese e l’animazione d’autore. Lontano dalle logiche industriali di Disney o Hanna-Barbera, Laloux ha concepito il cartone animato come un medium adulto, capace di veicolare messaggi politici e riflessioni esistenziali attraverso una simbiosi totale tra la sua visione registica e il genio dei più grandi illustratori del suo tempo.
L’Incontro con Roland Topor: l’estetica del grottesco
La prima fase della carriera di Laloux è indissolubilmente legata a Roland Topor, artista poliedrico noto per il suo gusto per l’assurdo e l’inquietante.
Nel cortometraggio Les Escargots (1965) la mano di Topor delinea un mondo rurale travolto da lumache giganti. È una parabola kafkiana sull’impotenza umana di fronte a una natura che impazzisce. Il Pianeta Selvaggio (1973) è, invece, il capolavoro assoluto della coppia. Sul pianeta Ygam, gli esseri umani (Oms) sono considerati animali domestici o parassiti dai giganti Draag. È un manifesto politico sulla schiavitù e la segregazione, dove il tratto surreale, dettagliato e quasi anatomico di Topor crea un’atmosfera alienante e senza tempo.
La tecnica del Papier Découpé
Per questi lavori, Laloux scelse l’animazione di ritagli di carta. Invece della fluidità tipica dell’acetato, questa tecnica privilegia la matericità. I personaggi venivano disegnati su carta, colorati con matite e acquerelli e poi articolati. Il movimento che ne deriva è ieratico, quasi sacrale o teatrale, perfetto per enfatizzare il senso di estraneità di mondi lontani e la staticità di società totalitarie.
L’Incontro con Moebius: la linea chiara del cosmo
Negli anni ’80, Laloux cambia rotta estetica collaborando con Jean Giraud, in arte Moebius, il maestro che ha ridefinito l’estetica della fantascienza moderna. I Maestri del Tempo (1982), basato sul romanzo di Stefan Wul L’orfano di Perdide, narra di un salvataggio interstellare attraverso paradossi temporali. Qui lo stile di Moebius impone una “linea chiara”: orizzonti infiniti, creature biologicamente bizzarre, ma disegnate con estrema pulizia e una palette di colori che spazia dai pastelli ai toni acidi.
Il passaggio alla Cel Animation: Per rendere giustizia al tratto di Moebius, Laloux abbandonò il ritaglio per la cel animation (animazione tradizionale su rodovetro). Questa scelta tecnica permise una maggiore pulizia visiva e una gestione migliore degli spazi aperti. Sebbene la produzione (avvenuta negli studi ungheresi Pannónia) fosse più vicina agli standard industriali, Laloux riuscì a mantenere quel senso di meraviglia e desolazione cosmica che trasforma il viaggio spaziale in una ricerca interiore.





